Sito offline per debito!?!

Diversi tra gli Amanti del web mi hanno fatto presente questo caso: un sito messo offline per debito, con tanto di sostituzione della homepage con foto del debitore e del creditore nonché della cifra dovuta…
Insomma un bel caso di sputtanamento online (col dubbio assolutamente personale che si tratti di doppio sputtanamento, sia del Cliente che dell’esasperato creditore a cui va, comunque tutta la nostra solidarietà per il mancato pagamento). Ora la pagina incriminata è stata sostituita da questa, con una chiamata “più soft” all’uso dell’hashtag #justmymoney.

Ho riportato la cosa su Twitter e Facebook. Mi aspettavo chiaramente il senso di compartecipazione, dal momento che tutti gli Amanti del web prima o poi, per pochi euro o per migliaia (se non di più), si trovano ad affrontare il classico caso del mancato pagamento. Per non parlare ovviamente degli immancabili ritardi nel saldo.
Non pensavo però avrebbe suscitato addirittura entusiasmi ed esaltazione eroica.
Sia ben chiaro: se Giuseppe, che non conoscevo prima di qualche giorno fa, ha deciso di mettere in atto quello che prima o poi tutti siamo stati tentati di fare, avrà avuto le sue ragioni e mi auguro abbia ben ponderato le eventuali conseguenze del suo gesto.

Aldilà quindi dello specifico caso e considerato l’entusiasmo e lo spirito di emulazione che parrebbe suscitare ho deciso di consultare il mio avvocato, Benedetto Lonato professionista dello studio LCA Lega Colucci e Associati, professionista che è andato specializzandosi su tematiche legate proprio al mondo del web e alle implicazioni legali che le attività online portano con sé.

Come sospettavo, anche a causa di casi analoghi vissuti nel lavoro, una cosa del genere è controproducente sotto vari fronti con conseguenze possibili che potrebbero superare decisamente in gravità l’importo non corrisposto, a maggior ragione se accompagnati da diffamazione.

Nell’ottica che “Amo il web, non ricambiato”, già spazio di condivisione delle proprie pene quotidiane e di sostegno psicologico e morale della categoria in chiave ironica, possa cominciare ad offrire qualche aiuto concreto vi riporto l’esito di questa prima chiacchierata in merito.

Caro Amoilweb,
come sai ci occupiamo delle peripezie dei professionisti del web da diverso tempo. Il ragazzo del caso, sebbene evidentemente esasperato, è andato oltre alle possibilità ed ai paletti imposti dalla legge, il suo è un comportamento certamente da non imitare.

Ciò premesso non mi pare particolarmente interessante soffermarci sugli strascichi legali che potranno interessare il giovane e coraggioso web designer, mi sembra invece molto più utile provare ad immaginare strumenti leciti per cercare di evitare situazioni di questo tipo a beneficio dei tuoi lettori ed in genere di chi fa dello sviluppo web la propria professione.

Purtroppo è sempre più diffusa la malpractice dei clienti e delle aziende di lasciare indietro il pagamento dello sviluppo del sito aziendale o comunque degli altri strumenti web commissionati. L’azienda di oggi, in crisi di liquidità, guarda con attenzione solo ai fornitori fondamentali e fa soffrire tutti quei provider che, anche se importanti, non sono determinanti per la sopravvivenza del ciclo produttivo o che comunque non hanno la forza di alzare la voce, come normalmente  è per la web agency che si trova ad avere a che fare con clienti spesso più forti di lei.

Ovviamente per ipotizzare delle soluzioni o delle migliorie rispetto alla situazione classica in cui si trova a lavorare ogni sviluppatore o creativo bisogna calarsi nella realtà. La soluzione migliore sarebbe quella di ottenere il pagamento di ciascun lavoro prima della messa online ma sappiamo  che nel 99% dei casi questa pretesa determinerebbe la perdita dell’incarico.

La web agency ovviamente ha nelle sue mani tutti gli strumenti previsti dalla legge a favore del creditore
In particolare può ottenere una ingiunzione nei confronti del debitore e può arrivare a pignorare i beni aziendali materiali e immateriale (anche il sito volendo!). Ciò detto spesso l’insolvenza (almeno apparente) del debitore e/o i costi e la lunghezza delle procedure di recupero del credito fanno desistere la web agency che preferisce recuperare quanto perduto dedicando le proprie energie ad altri progetti o alla ricerca di altri clienti.

In tale contesto si possono studiare alcuni accorgimenti legali da suggerire ai professionisti del web per evitare, almeno in parte, di ritrovarsi in situazioni di questo tipo (posto che ovviamente non si può oscurare a propria discrezione un sito o addirittura pubblicare pagine simili a quella pubblicata dall’esasperato Giuseppe!).

Ovviamente questo mio commento non è un parere legale ma solo un piccolo intervento nell’ambito di una virtuale chiacchierata tra amici ma vorrei comunque provare a sottolineare due di tali possibili accorgimento su cui abbiamo ragionato recentemente:

  • spesso le web agency acquisiscono non solo l’incarico di sviluppare un sito o una app o un altro strumento web ma anche quello di occuparsi del servizio di hosting. In tal caso sarebbe utile sottolineare, nel preventivo da accettare o nel contratto, l’inscindibilità tra i vari servizi inserendo piccole clausole ad hoc. Lo scopo è quello di usufruire, una volta sviluppato e messo online il sito, della possibilità di risolvere il contratto o di eccepire l’inadempimento del cliente che libera dall’obbligo di adempiere alle successive obbligazioni. In altre parole se il cliente non paga lo sviluppo del sito la web agency potrebbe subito interrompere il servizio di hosting, procurando certamente qualche grattacapo di difficile soluzione al cliente.
  • Con i clienti più sofisticati può essere utile spendere qualche riga, all’interno del preventivo o del contratto, anche in tema di codici sorgente e di chiavi di accesso. Il trasferimento dei codici  e delle chiavi può essere regolato in modo tale da fungere anch’esso quale deterrente in caso di mancato pagamento del dovuto.

Se inseriti nel modo corretto sono spunti che potrebbero risultare utili e non infastidire troppo il committente all’atto della conferma dell’incarico.

Spero questo piccolo contributo possa aiutare il vostro dibattito.

Ciao,

Benedetto

Ringraziando Benedetto, rilanciamo la palla a tutti gli Amanti del web, non ricambiati che hanno avuto o hanno problemi del genere con i loro Clienti (sperando, senza speranza, che si tratti di casi isolati).

1. Quali sistemi adottate per ottenere il dovuto?
2. Quali diciture adottate nei vostri contratti o preventivi al fine di limitare i danni o avere delle leve da usarsi in casi simili?
3. Avete mai intrapreso le vie legali per casi simili? Con quali esiti?
4. Siete a conoscenza di associazioni, servizi o altro che vi aiutino nell’affrontare tali situazioni?

L’obbiettivo vuole essere, oltre a condividere idee pratiche e soluzioni, capire se e come possiamo esserci di aiuto vicendevole anche considerando una apparente (almeno per me) assenza di associazioni professionali e di categoria realmente attive che diano supporto e consigli su questi e altri temi quotidiani.
Ovviamente sul tema associazioni mi aspetto smentite e proposte, riservandomi di valutarne l’effettiva validità alla luce di un effettivo, concreto e reale aiuto alla professione e non solo un discorso di pura esibizione di sigle e loghi.

P.S. abbiamo tralasciato per sintesi e noia di sciorinare tutta la lista di leggi e leggiucole potenzialmente infrante dal Giuseppe o da chi decida di buttare giù un sito del Cliente per sostituirlo con un “wanted” in perfetto stile Far West. In rete e sulla nostra pagina Facebook ci sono commenti ben argomentati con tanto di articoli, commi e gazzette ufficiali.
P.S.2 non so se uscirà che si tratta di un fake o di una iniziativa, tutto da stabilire se ben congegnata, di viral marketing. Il tema certamente è sentito e reale.

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14 thoughts on “Sito offline per debito!?!

  1. Emanuele ha detto:

    Io divido i pagamenti in 3 rate, una, del 30% all’avvio del progetto(nel senso che il progetto non viene avviato senza questa rata), una seconda a metà progetto, sempre del 30% e una alla consegna(nel senso che il sito non va online fino a che non si è ricevuto il pagamento).

    Questo mi tutela abbastanza, ovviamente tutto è riportato nel contratto

  2. Rodolfo ha detto:

    Paletti precisi nella fattura, con riferimento all’attuale legge sui pagamenti.
    Utile quanto ho imparato negli anni dall’associazione (CNA Comunicazione) con pubblicazioni e incontri sul diritto d’autore, su diritti e precauzioni e a non contare su leggende metropolitane del tipo “non è che se avte usato l’Arial per un logo poi potete far causa per plagio se lo fa anche un altro” (non sto inventando!).
    Utilissimo un amico avvocato che con una lettera spesso risolve il probema e magari non chiede un anticipo superiore alla cifra da recuperare.
    Utilissimo stare a Torino il cui tribunale detiene il record di rapidità nel definire cause civili.
    Negli ultimi 30 anni mi è andata bene, salvo con i clienti che sono falliti.
    Anni fa un amico scriveva a nome della professionista incaricata del recupero crediti con tono professionale e minaccioso. In realtà nome e indirizzo erano della sua mamma vedova; spesso i furbetti ci cascavano.

  3. Stefano Petroni ha detto:

    A me sta cosa me puzza tanto di marketing virale…

    Il dominio del “cliente” è intestato alla web agency, se non è marketing virale è comunque una pratica molto scorretta.

    Su http://web.archive.org/ non c’è traccia del sito. Questo però potrebbe non essere significativo.

    Non sono riuscito a trovare su infoimprese.it nessuna agitmedia s.r.l.

  4. Michele ha detto:

    Ho progettato il design di un sito e ne ho coordinato lo sviluppo. Il cliente ha deciso di non pagare le mie fatture perché, dice, il sito non è stato terminato nei tempi. Vabbè, non c’era nemmeno lo straccio di un contratto, diciamo che era malauguratamente un lavoro “in amicizia”, si fa per dire. Sono stato con il mouse sul tasto delete per molte volte… ma davvero molte! Alla fine, in assenza di vere tutele, ho preferito diffidare il cliente all’uso del progetto grafico (la cui proprietà, senza specifico patto, resta sempre al progettista) e regalarlo a una Onlus che, con qualche adattamento, forse risparmierà dei soldi. Direte “bella forza se te lo puoi permettere”, diciamo che ho preferito non lucrarci sopra, visto già il tempo perso.

  5. Purtroppo gli strumenti dati a disposizione dalla legge sono totalmente inefficaci e finiscono.
    Questo e’ un paese che tuttela le persone in malafede, gli azzecca garbugli, i macchinatori dietro le quinte, imbroglioni e truffatori.
    Chi lavora onestamente fa l’ironica fine di chi compra contenuti digitali protetti da DRM: legali si’ ma con tutti gli svantaggi e mancanza di vera tutela e diritti.

    La mia soluzione e’ stata smettere di fare il freelance e lavorare con prodotti conto terzi.
    Ora lavoro solo per media company o startup estremamente verticali, monoprodotto che si fanno tutto in casa e che si rivolgono direttamente al pubblico.

    • “finiscono per fallire o far perdere solo tempo (troppo) e denaro non che la salute ematica e mentale nel digerire l’assurda burocrazia ed l’incomprensibile legalese”

      scusate, m;e; rimasto un pezzo nella tastiera 😛

  6. sissyweb ha detto:

    Faccio una piccola premessa: ho intrapreso la carriera di Freelance da poco, perchè fino a 2 mesi fa ho sempre lavorato come dipendente, la crisi però mi ha spinto su questa strada e sinceramente non vorrei tornare indietro.
    Detto questo, fino ad ora non mi è ancora successo di avere clienti che non pagano, un pò perchè ho dei progetti in corso, un pò perchè quelli messi online sono stati saldati. Non so come reagirei, la mia prima mossa sarebbe stata di mettere offline il sito fino al pagamento, ma da quello che leggo non è possibile farlo, se non esplicitando nelle clausole che il lavoro deve essere completamente saldato prima della messa online.
    Da quello che leggo la soluzione di Emanuele mi sembra la migliore, dilazionando così il pagamento in 3 rate che pesano meno sul cliente, ma che garantiscono un’entrata allo sviluppatore per non rimanere fregato.
    Vero è come dice l’Avvocato se chiedi un pagamento anticipato rischi di perdere la commessa e quindi devi “scendere a un compromesso”.
    Sta di fatto che le professioni del web sono poco tutelate e, in certi ambiti e da persone ignoranti in materia, non vengono nemmeno viste come un lavoro vero, ma come un passatempo, un gioco per un ragazzino.
    Oggi ho letto un articolo su francescolanza.net (non voglio spammare) nel quale all’autore del post viene richiesto un preventivo per un sito e gli viene risposto che il nipote glielo avrebbe fatto per 50€… Una questione affrontata anche nei post di amo il web.
    Nel post sopra citato si analizza la questione di un pagamento di un logo e di una pagina facebook da parte di un partito e la professionista incaricata del lavoro viene additata come “usurpatrice” se chiede al netto 150€ al mese.
    Forse Giuseppe ha esagerato, ma non gli si può dare pienamente torto e anche se sarà tacciato di marketing virale avrà almeno sollevato la questione, sperando che non muoi lì abbandonata e impigliata nella rete.

  7. Alexandra ha detto:

    grazie per aver condiviso il parere del tuo Legale. E’ importante capire a cosa si va incontro nel caso si voglia emulare l’ esasperato Giuseppe. Come ha detto qualcuno nei commenti sopra questo è il paese delle banane quindi Giuseppe rischia davvero di andare nelle grane … Spero davvero sia un caso di marketing virale e che il povero Giuseppe non ci rimetta!

  8. Giuseppe Ballone ha detto:

    Io faccio così: una parte a metà progetto e la seconda metà alla messa online. Se non paga levo il sito e metto un pagina “coming soon”, la stessa che c’era prima della messa online.

    Ciao
    G.

  9. M. ha detto:

    Se il progetto è lungo e il preventivo è oneroso, pagamenti dilazionati (inizio, durante e saldo finale). Se si tratta di progetti piccoli, acconto e saldo finale. In ogni caso, il sito non viene mai messo online definitivamente. Per tutto il tempo rimane su la landing page. Il cliente può vederlo, se è su cms ha un account provvisorio e il tutto viene messo ufficialmente online solo a pagamento effettuato.

  10. Francesco ha detto:

    30% alla firma, 30% alla consegna / messa online, 40% 30/60FM. Nel contratto si specifica che il software / sito diventa di proprietà del cliente solo dopo il saldo. Hosting esclusivamente su macchine gestite e di proprietà interna. Se va online almeno siamo al 60%, se non paga il saldo non si rinnova l’hosting e la proprietà si trasferisce a saldo. Credo sia un buon equilibrio per entrambe la parti. Se commessa grandicella, ci saranno step intermedi.

  11. Luca Cerato ha detto:

    Bella grana, le tutele in effetti sono praticamente nulle . Nella mia agenzia solo una volta ci siamo affidati ad un recupero crediti (più per avere l’inesigibilità del credito per non smazzare tasse sulla fattura emessa). Può essere utile pensare ad una time bomb direttamente nel sito?

  12. Marco ha detto:

    Vorrei proporvi un quesito. Ho lavorato per un “cliente” senza alcuna traccia di contratto e ho eseguito oltre ad alcuni siti diversi lavori grafici. I siti mi sono stati pagati ma nell’ultimo anno nel quale ho eseguito diversi lavori di natura grafica, questi non mi sono stati pagati e io dopo mesi di solleciti ovviamente informali gli ho oscurato i 3 siti. Secondo voi possono citarmi per danni se non esiste nessun contratto tra di noi? I file sono su hosting di loro proprietà.

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