Veryitalietta.

Oggi mi sfogo ed entro in scia sul tanto dibattuto portale verybello.it, modesto, modestissimo, quasi imbarazzante progetto per dare visibilità agli oltre 1000 eventi sparsi per la Penisola nel periodo Expo 2015.

Imbarazzo digitale.
Moltissimi gli errori palesi e le mancanze che costellano un servizio erogato direttamente dal Mibac con orgoglio e presentazione in pompa magna da parte del Ministro Dario Franceschini.
Matteo Flora nel suo blog evidenzia alcuni macro errori tecnici tra cui il fatto che non sia studiato dal punto di vista SEO, manchi la Privacy Policy, non sia accessibile come prevedrebbe la normativa per i siti della Pubblica Amministrazione e altri gravi mancanze.
A questi condivisibili appunti altri professionisti aggiungono la mancanza della versione inglese (e direi che è il minimo, i miei Clienti internazionali esigono siti con più di 25 lingue e direi che Expo non può essere da meno) che in fretta e furia è stata messa “coming soon”, taluni criticano il sistema di ricerca incompleto e farraginoso. Dal punto di vista usabilità è chiaro che da tablet e mobile l’infinite scroll come gestito rende faticosa la navigazione e il menù andrebbe mantenuto sempre accessibile. Autorevoli giudizi sul fronte creativo (qui Iabichino) anche per quel #verybello che a me ricorda tanto Verdone (e sarebbe stato meno grave se ci fosse da dibattere solo sul mipiacenonmipiace). La rete è colma di prese per il culo, invettive e critiche sparse su altri mille aspetti, dalle foto senza attenzione ai Diritti d’Autore ai testi non scritti come si converrebbe, agli eventi già scaduti che escono tra i risultati, al profilo Twitter al momento dormiente.
Si giustifica Franceschini sostenendo che “il portale è ancora in beta” (ma che vuol dire? Allora non ufficializzi l’uscita, non siamo nemmeno all’abbiccì), staremo a vedere.

Ancora una volta, nonostante i buoni propositi e i proclami usciamo perdenti tutti ma soprattutto noi “del settore”, a cui piacerebbe pensare che certo pressappochismo tecnico sia cosa superata da miocugginochefaisitinelweekend.

Hai spicci?
Sicuramente in tanti rosicano, specie quando ironizzano sul fatto che gli esecutori di tale scempio non sarebbero molto noti (tal Lolaetlabora), mentre altri, memori di una mediocrità digitale dai costi stellari come Italia.it, si domandano preoccupati quanto ci sia costato questo progettone. Si vociferava ben cinquemilioncini di euro.
La risposta ufficiale è invece 35’000 euro.
Non mi è dato sapere cosa includa la cifra e come sia stata stabilita (gara al ribasso?!?) ma di primo acchito tutti diremmo che per quell’importo avremmo certamente saputo far di meglio.
Magari il budget giustificherà la scelta dell’agenzia in quanto “poco noti” (ma è poi importante la notorietà visto la mediocrità copiosamente erogata da alcuni nomi molto noti della comunicazione che si improvvisano “digital”?).
Non so se invece giustificherà la scelta dell’agenzia poiché “poco abili” (o così parrebbe dal risultato, anche se sarebbe bello sapere quanto abbia inciso il “Cliente” sul discutibile risultato finale)
Ma è un dato di fatto: quei soldi sono pochi. Per un lavoro fatto bene, ben progettato da tutti i punti di vista, SEO oriented, con una valida UI, responsive come occorrerebbe, implementazione adeguata e attenzione alla sicurezza , multilingua eccetera eccetera non sono pochi, sono pochissimi. Se fossero altri gli importi, più adeguati allo scopo, certamente sarebbero comunque stati spesi male.

E quindi perdiamo due volte, specie noi del settore. Ancora una volta budget risicati e/o mal spesi e pochissima attenzione al fatto che progetti del genere non si fanno con quattro spicci e senza dotarsi di criteri di valutazione adeguati.

La luna e la mano.
E infine mi metto a far le pulci a chi, prima di me e con tempestiva mossa, ha fatto le pulci al portale. Nel suo articolo il nostro Digital Champion numero uno disserta su alcuni punti, riprende Matteo Flora e le sue giuste note tecniche, tocca il tema a lui tanto caro delle startup e aggiunge pure un paio di inciampi che non ho potuto non notare.
Critica il fatto che occorrerebbe un approccio mobile first (“E soprattutto perché non fare subito una app: nel digitale da almeno un paio di anni si parla di mobile first”) senza sapere di cosa si tratti. Ricorregge l’articolo scusandosi con i commentatori che fanno notare la pezzata, in realtà senza risolvere il punto. Sostiene che serve una app, per avere la georeferenziazione. Una app potrebbe anche servire, ma un sito con una progettazione idonea per essere funzionale alle diverse esigenze sia desktop che in mobilità è già un primo passo (che occorra approccio Responsive Web Design o Mobile First RWD o simple responsive desktop-tablet con versione custom per smartphone o altro ancora lo valuterà il progettista competente).
Anche usare termini almeno facendosi prima un giro su Wikipedia (o chiedendo ad un amico, Matteo Flora sicuramente l’avrebbe corretto) è un primo passo.
Probabilmente vi apparirà come un inutile puntiglio. Ma non siamo davanti ad un giornalista sportivo o ad un autoproclamato guru. Dal Campione del digital mi aspetto che sappia queste cose e molto bene. A far dell’inutile ironia da espertoni – cito dall’articolo “…dalla riga in fondo (quella riga si chiama footer)” – ci pensiamo già noi coi nostri Amoilweb. Da questo ruolo, almeno per quel che mi sono immaginato, mi aspetterei altri approcci e competenze.
Poi commenta che il verybello è dichiarato “ottimizzato per i browser di ultima generazione” nel footer sostenendo che “metà degli italiani” non riusciranno a navigarlo. Tolto che non ho verificato in dettaglio le compatibilità del sito (e mi riservo di farlo a breve) e che una retro compatibilità in sola lettura (almeno per IE9) è buona prassi, ecco un’altra mezza castroneria e una occhiata alle statistiche forse vale la pena darla.
Critica il dominio registrato direttamente dall’agenzia a proprio nome (ma Franceschini ci spiega che è solo momentanea e immaginando i tempi di reazione del ministero sarebbe anche azione comprensibile sebbene scandalosa). È una pratica indegna e diffusissima.
Anche il dominio digitalchampions è stato registrato dal buon Luna. E con largo anticipo rispetto alla data di investitura ufficiale. Luna alle critiche ha risposto che “Il dominio digitalchampions.it non è evidentemente un dominio della pubblica amministrazione ma sarei felicissimo se fosse così perché vorrebbe dire che l’interpretazione del ruolo che sto dando diventa lo standard anche per i prossimi digital champion.”
Aggiungo che parliamo di un profilo con carattere istituzionale e dovrebbe rientrare tra i domini non acquistabili e di proprietà del governo.
Se il Digital Champion non riesce nemmeno a farsi ascoltare per riportare correttamente a chi di dovere un dominio vuol dire che siamo messi male.

E infine si offre di dare una mano. È un approccio condivisibile, generoso e positivo. Come generoso e positivo é lo sforzo che lui e tutti quelli che si stanno rendendo disponibili a divenire Digital Champions sul territorio stanno facendo.
Mi domando, e mi continuo a domandare dal nuovo corso dato da Luna alla figura del Digital Champion, a chi giova in concreto una modalità simile? (Leggasi sul tema MaxKava)
Cosa significa “dare una mano”?
Hackaton, si legge. Startup coinvolte. Consigli.
Ho chiesto ma in generale il ruolo dei DC non è chiaro: supportano i cittadini, riferiscono a Luna perché intervenga. Aiutano la PA.
Danno una mano in senso lato, appunto.
É un gesto nobilissimo ma, come si vede nel caso verybello, l’incidenza è nulla o quasi e rischia di diventare solo una vetrina da cui muovere critiche, lecite (se tecnicamente corrette) ma temo inascoltate, e poco più.
E siamo talmente messi male come presenza digitale della pubblica amministrazione che dare una mano non basta. Occorre dotarsi di strumenti e competenze professionali che supportino a tempo pieno.

Facciamo le cose per bene?
Riassumendo:
che anche per queste iniziative (forse ancor più per queste che ci rappresentano) si scrivano brief chiari, fornendo specifiche corrette e complete. Avvaletevi dei Digital Champions per scriverle, se serve. Pagateli per farlo. O meglio ancora selezionate abili consulenti che vi seguano in tutto il processo e giudichino severamente il lavoro in svolgimento.

Che si destinino budget idonei, scegliendo i migliori (non i più noti, i migliori). Dividendo la commessa: i migliori strategic planner, i migliori creativi, i migliori UI e UX specialist, i migliori designer e i migliori developer. Niente volontariato. Pagateli bene, anche profumatamente ma niente sprechi o risultati imbarazzanti.

E si coinvolgano il/i Digital Champion: dategli un ruolo di suggerimento e controllo reale. Con obbiettivi chiari e competenze effettive. Che siano rappresentativi se devono esserlo (e allora che i criteri di selezione siano in tal senso). A Luna e ai tanti DC, molti noti e di comprovata abilità, suggerisco: offritevi con un compito preciso. Fatevi dare dei budget, chiarite il vostro operato perché sia fattivo e utile. Datevi anche delle regole di trasparenza, che non si possano sospettare interessi di visibilità o altra natura. Perché se si prende un impegno chiaro, che vi venga retribuito attraverso oneri e onori, si risponderà.

E usciamo da tutta questa mediocrità e improvvisazione da veryitalietta.

30 thoughts on “Veryitalietta.

  1. Clark ha detto:

    Ennesima giustificata inc….tura per il sistema balordo con cui si fanno le cose in Italia, o si buttano milioni o si stabiliscono budget ridicoli, una cosa “sensata” neanche a pagarla a peso d’oro.
    Il problema e’ che siam noi i responsabili, noi che mandiamo al potere questi “geni” eleggendoli, noi che non protestiamo in modo efficace dicendo “ciccio non e’ questo quello per cui ti ho delegato a rappresentarmi”, noi che supinamente accettiamo e tacciamo.
    È’ anche vero (scoramento magno) che attualmente non si vede una alternativa valida che sia una.

  2. Mezzatazza ha detto:

    Bubbolari, as usual

  3. Altero ha detto:

    Analisi condivisibile.
    Mi aspetterei però un corretto utilizzo degli accenti da chi fa la pulci agli altri: suggerisco un “Trova e sostituisci” da “é” a “è”, la lingua italiana ne sarà grata.

    • amoilweb ha detto:

      Grazie per il suggerimento, ho provveduto. La stesura notturna (non riuscivo a dormire e quindi mi son sfogato così) da tablet non mi ha aiutato.
      E certamente ora non mi potrò più candidare come Grammar Champion…

  4. lrosa ha detto:

    #verycondivisibile

  5. Spiace vedere che l’incompetenza maturata dagli estensori dei software per la PA durante gli anni ’80 e ’90 si sia riportata, pari pari, nella progettazione dei siti web attuali.

    Ma, alla fine, lo stupore per il risultato è minimo, tanto da non giustificare nemmeno lo sforzo per l’aggregazione delle parole necessarie ad esternare l’incazzatura.

  6. Scocciatore ha detto:

    Non lo so…ne so troppo poco per dare giudizi. Non si sa quanto tempo l’agenzia aveva a disposizione, com’era ripartito il budget, qual’era il brief iniziale, da quanto ne discutevano e chi ha approvato/corretto/rivisto/stravolto(!?) le bozze. Si sa solo che è costato 35k e com’è uscito alla fine. A me sembra solo un’occasione sprecata di fare qualcosa che poteva essere utile anche dopo Expo e che non userà mai nessuno. Almeno questa volta ci è costato poco. C’è da star contenti!

    • amoilweb ha detto:

      Concordo che non sappiamo bene la ripartizione del budget né i tempi disponibili. Come dico spesso, soprattutto quando mettiamo online un progetto che non ci convince al 100%, dopo una fase di sana autocritica concludo con ” se potessimo scrivere quanto tempo e quanti soldi avevamo a disposizione le valutazioni saranno più clementi”.
      È vero però che non mi sento di dire con certezza che l’agenzia chiamata non sia all’altezza. Il risultato però non lo è.
      E se quindi dipende dai fornitori, dai tempi, dai soldi, dal Cliente o da altro c’è qualcosa che non ha funzionato e per un sito così rappresentativo qualcuno ha sbagliato.

      • Scocciatore ha detto:

        Condivido la tua risposta in pieno però chi ci ha perso di più in questo caso è l’agenzia. Con il clima che si è creato attorno a Verybello chi si assumerà più il rischio di farne un’altro? Con quel budget poi! La mia paura è che quelli che amano il web scappino per lasciare posto ai signori 5 milioni per Italia.it.
        Se ti offrono di fare Verybello 2.0 accetti? Io sarei mooolto combattuto.

  7. grigliaman ha detto:

    Scusa parli proprio tu di “errori tecnici” che non sei capace di trovare una soluzione (banale) alle voci di menu in ordine invertito per colpa del float: right? Ma LOL!!!!

    • amoilweb ha detto:

      Già! LOL! E pensa che me ne sbatto pure e non ci avevo nemmeno fatto caso! Mi chiederò indietro i miei 35mila euro che mi sono pagato per fare il sito. Anzi mi accuserò pure di non aver mai fatto un template e di avermi bellamente fregato utilizzando un template già fatto. E già che ci sono mi faccio pure causa per non aver avuto nemmeno voglia di prendere un server per cui mi sono appoggiato su WordPress.com

    • amoilweb ha detto:

      Ah, già che c’ero l’ho invertito. E no, non era colpa del float. Ma della mia pigrizia.Anzi, adesso lo rimetto come prima che mi ci ero affezionato…

      • grigliaman ha detto:

        Ti sei calmato? No perché non riesci nemmeno a scrivere in italiano corretto quando sei nervoso.

        Per essere uno che un blog ironico sugli strafalcioni informatici hai davvero poca autoironia.

        Se già che c’eri lo inverti il menu non si allinea più a destra con le voci in ordine corretto.

        Tieni, rilassati 🙂

        .menu-amoilweb-3-container {
        overflow:hidden;
        }

        .menu-amoilweb-3-container ul#menu-amoilweb-3 {
        float: right;
        }

        .menu-amoilweb-3-container ul#menu-amoilweb-3 li {
        float: left;
        }

        P.S.
        Verybello mi fa schifo quanto lo fa a te.

      • amoilweb ha detto:

        Oh, ma io sono molto permaloso.
        E poi considera che questo è un tema di default e non ho modo di modificare il codice. O meglio per pubblicarlo devo passare su premium o portarlo fuori da WP.com.
        Presto o tardi lo sposterò altrove.

    • Marco Carrodano ha detto:

      $(‘#grigliaman).css(“display”, “none”);

  8. tibi ha detto:

    Articolo fantastico. Condiviso ovunque!

  9. Do ha detto:

    Sono fuori dal giro, quindi di costi non so molto… ma 35K per un sito del genere mi sembrano uno sproposito.

    Mi sembra poco più che un blog….

    Tutto gli altri punti vengono “regalati” dai tantissimi framework esistenti…

    Ripeto sono fuori dal giro da un po’, ma una raccolta di eventi geolocalizzati è poca cosa.

    Naturalmente l’investimento verso il SEO potrebbe essere più interessante e quotato a parte.

    Cosa vuole l’utente che ci accede? Al ministero interessa avere un servizio o ottenere un ritorno?

  10. Seerpe ha detto:

    Per fortuna ho cambiato mestiere.
    Posso dirlo? Trovo strano che ancora vi meravigliate o scandalizzate.
    Ehi, stiamo parlando di Franceschini, non so se rendo.

  11. Lila ha detto:

    Vengo dall’esperienza recentissima sul sito inps dove le neomamme di Italia hanno avuto una settimana per completare prima di capodanno un percorso ad ostacoli da cui sono uscita, su autorizzazione dell’ufficio territoriale, dichiarando il falso perchè la programmazione del sito non prevedeva, fra le altre cose, che avessi un marito maschio e non dipendente o disoccupato….

    • Seerpe ha detto:

      Percorso ad ostacoli già affrontato l’anno scorso, con l’INPS che non sapeva NULLA, ma proprio nulla, il click day e altre menate. Una roba VERGOGNOSA, peraltro conclusasi con l’esclusione nostra. Ciliegina sulla torta: mail dal comune alle neo mamme per informarle che sono disponibili dei contributi di qualche centinaio di euro mensili (buttali via). Mail inviata i primi di febbraio, il bando chiudeva il 31 gennaio. Che altre parolacce devo dire?

  12. Calesse ha detto:

    Avete notato il sistema di infinite scrolling come è stato implementato? precaricarica 500kb(per ora) di solo html in un commento e lo scommenta man mano che si scrolla.

  13. Michele H ha detto:

    Ma l’obbligo di esporre la P.I (http://lolaetlabora.com/) non vale per quelli che svolgono attività collegate al governo?

  14. Pippo P ha detto:

    Discorso lungo e complesso, come hai fatto notare. Da una parte il sito non è fatto bene (semplifico) dall’altra conosco le dinamiche del: “non ti preoccupare, fai così, tanto sei l’ultimo della ruota e ci mangiamo in 200”.

    Il bello della situazione però è che spesso tali discussioni riguardano soprattutto quelli che fanno altro o che non son mai usciti dalla mediocrità. Da una parte politici si improvvisano esperti di comunicazione, molti commentatori, forti di usare facebook da ben 3 anni, diventano all’improvviso *esperti* della qualunque. E magari buttano un *cazzo ci vuole, per 3.000 euro lo facevo io..*.

    Imho l’approccio corretto in questi casi è quello auspicato da te: usciamo dalla mediocrità. Ognuno faccia il proprio lavoro, lo faccia bene (e questo per tutti: quelli che fanno, quelli che supervisionano e, anche, che tra quelli che commentano. Me compreso ovviamente).

    E, magari, passi il concetto che chi non è capace possa tirarsi indietro, anzi DEBBA tirarsi indietro.

  15. Romy ha detto:

    Scusate se questa che faccio è una riflessione puramente politica.
    Ah ma quindi ce la fanno anche, a produrre un lavoro mediocre che mette in imbarazzo tutto il paese SENZA contemporaneamente dar da mangiare a nipoti, zii e suoceri. Non lo pensavo possibile.

  16. Nicolò ha detto:

    ho un dubbio…

    Non è possibile che verybello.it sia solo una vetrina e che in verità prenda i da https://www.themixxie.com/profile/811, con conseguente annullamento d’una parte d’amministrazione!?
    ….e forse ecco il perché questa difficoltà di progettazione…

    • amoilweb ha detto:

      Già, se si guarda il codice la cosa sembra più che un dubbio…

      • Nicolò ha detto:

        Praticamente gli hanno venduto per 30k un profilo sul proprio prodotto(themixxie.com) e una pagina vetrina!? nc

        lol allora era meglio una pagina di Facebook che ha anche un bacino d’utenza decisamente più ampio!

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